Riflessioni sparse sulla finale appena conclusa degli Italian Wedding Awards.

In mezzo a tanti contest autoreferenziali in cui si premiano gli amici degli amici, la sensazione è stata quella di una competizione seria che non aveva l’obiettivo di autocelebrarsi o di generare gerarchie di valore, ma “solo” di porre un focus sull’eccellenza e di raccontarla nelle sua varie declinazioni. I complimenti vanno ovviamente alle organizzatrici e a chi ci ha creduto.

Come magazine che racconta il matrimonio “made in Puglia” siamo convinti del valore del nostro territorio, abbiamo raggiunto un livello qualitativo di cui andare davvero orgogliosi. Da nord a sud, da Serracapriola a Cutrofiano, abbiamo una tale varietà di proposte, tutte di altissimo livello, che c’è solo l’imbarazzo della scelta. In ogni settore: dalle venues ai fotografi, dai fioristi alle wedding planners.

Però una cosa è raccontarlo a noi stessi e dirci che siamo bravi e belli, una cosa è avere l’opportunità di confrontarsi con altre realtà altrettanto competitive, e portarsi a casa due titoli prestigiosi.

Partendo dal presupposto che in Italia, a qualsiasi latitudine, il matrimonio è roba seria.

Vincere agli IWA il titolo di miglior atelier d’Italia non è solo il coronamento di una carriere quarantennale per Mino Minafra. È il giusto riconoscimento ad un professionista che alla logica imperante del copiaincolla ha scelto di opporre quella della ricerca del bello e dell’eleganza esclusiva, quella che non ha bisogno di esibire nudità ma che celebra la grazia femminile come valore unico e fondante della bellezza che lascia senza parole. In quarant’anni di carriera Mino Minafra si è fatto interprete di questi valori per lui inderogabili, ed ha ricercato e proposto solo aziende e brands rispondenti in pieno alle sue aspettative di arbiter elegantiae. Un punto di riferimento indiscutibile ed indiscusso per la nostra regione e non solo.

L’altro titolo è quello andato a Francesco Gravina come miglior wedding photographer d’Italia. Un titolo pesante, con tanti potenziali candidati alla vittoria, tanta qualità e tante emozioni raccontate attraverso una reflex. Già durante l’edizione regionale degli IWA avevo avuto modo di complimentarmi con lui per il grande livello di empatia che si respira nei suoi scatti fotografici. Guardando il suo portfolio mi aveva colpito il racconto dei momenti di preparazione degli sposi. Quel momento di quiete prima della tempesta, in cui ti abbottoni la camicia o indossi l’abito bianco, consapevole che di lì a poco sarai al centro dell’attenzione, protagonista di una giornata assolutamente diversa da tutte le altre. E da un lato ti affretti per essere subito pronto per l’evento, dall’altro respiri l’inquietudine, la tensione ma anche il piacere sottile di immaginare quello che avverrà fra pochi istanti. Francesco Gravina ha saputo essere testimone silenzioso e discreto di questi momenti e li ha riportati sotto forma di scatti fotografici.

Ultima riflessione che nasce proprio dalla finale veneziana degli IWA: le immagini raccontano lo splendore, la bellezza diffusa che è sicuramente il fil rouge del settore wedding, con tutte le sfumature di stile che caratterizzano ogni singolo matrimonio. Un settore che mette insieme costume, cultura ed economia del nostro Paese. E lo fa puntando ad un miglioramento costante delle proposte, partendo da un lavoro che diventa sempre più specializzato e professionale, con operatori che non smettono mai di aggiornarsi e di crescere. Avendo sempre come obiettivo la bellezza, la qualità e la realizzazione di aspettative e sogni.

Ecco, io penso che questo debba essere il modello da seguire per tutti, non soltanto per chi si occupa di matrimoni.

Se tutti quanti lavorassimo con la stessa passione, allo stesso obiettivo, potremmo diventare un Paese migliore.

Antonio Marzano