“Oggi, un bimbo mi ha chiesto: “Ma il cuore sta sempre nello stesso posto, oppure, ogni tanto, si sposta? Va a destra e a sinistra?”. Io: “No, il cuore resta sempre nello stesso posto. A sinistra”. Ed intanto penso. Poi, un giorno, crescerai. Ed allora capirai che il cuore vive in mille posti diversi, senza abitare, davvero, nessun luogo. Ti sale in gola, quando sei emozionato. O precipita nello stomaco quando hai paura o sei ferito. Ci sono volte in cui accelera i suoi battiti, e sembra volerti uscire dal petto. Altre volte, invece, fa cambio col cervello. Crescendo, imparerai a prendere il tuo cuore per posarlo in altre mani. E, il più delle volte, ti tornerà indietro un po’ ammaccato. Ma tu non preoccupartene. Sarà bello uguale. O, forse, sarà più bello ancora. Questo, però, lo capirai solo dopo molto, molto tempo. Ci saranno giorni in cui crederai di non averlo più, un cuore. Di averlo perso. E ti affannerai a cercarlo in un ricordo, in un profumo, nello sguardo di un passante, nelle vecchie tasche di un cappotto malandato. Poi, ci sarà un altro giorno. Un giorno un po’ diverso. Un po’ speciale. Un po’ importante. Quel giorno, capirai che non tutti hanno un cuore.”

PS: Mi sono imbattuto in queste considerazioni mentre cercavo altro sul web. Ho provato a risalire all’autore: qualcuno l’attribuisce ad un romanzo, altri ad un medico dell’ospedale Cardarelli di Napoli. Mi dispiace non poter citare la fonte, ma la riflessione mi è sembrata troppo significativa per non condividerla.

Perché non c’è gioia più grande dell’affidare il proprio cuore in altre mani o del sentirsi affidare nelle proprie il cuore di altri. Si chiama amore. E va vissuto fino in fondo. Con consapevolezza e senza paura.

antonio marzano

 

ph Giuseppe Tricarico