Quando si parla di matrimonio, si pensa a regole scritte col sangue, ferree tradizioni che non possono essere modificate neanche con un referendum. Ma decisamente non è così.

Soprattutto da quando a sposarsi sono i millennials, ragazzi nati fra i primi anni ’80 ed il 2000, dotati di grande dimestichezza con la tecnologia e in pieno possesso dei codici della comunicazione digitale. Generazione iperconnessa, che utilizza internet per guardare la tv, per scegliere i viaggi, per prenotare alberghi e per acquistare abbigliamento.

Decisamente social addicted, utilizzano Airbnb, BlaBla Car, Uber & company perché sono smart ed economiche.

Sono ipersalutisti, praticano sport, non fumano, o fumano in compagnia, mangiano bio. Sembrano eternamente ragazzi ma sono i nuovi padroni del mondo. Hanno ereditato un’Italia diversa priva di certezze a cominciare dal posto di lavoro, hanno fatto tesoro di questa precarietà ed hanno imparato l’arte della flessibilità. Cominciando dalla scelta di non sposarsi e di optare per la convivenza. Ma anche chi si sposa ha rinunciato agli stilemi delle generazioni precedenti, buttando alle ortiche gli abiti meringa, lo sfarzo esagerato delle limousine, il sogno dell’opulenza. Le feste sono allargate, sempre più amici sempre meno parenti lontani.

I millennials sono tutti andati all’Università, spesso Erasmus li ha portati in giro per l’Europa. Per questo non disdegnano di ricorrere ad un buon wedding planner che faccia da raccordo nell’organizzazione delle nozze. Le bomboniere sono a km 0 o sono solidali.

Il vuotatasche capodimonte o il pezzo d’argenteria hanno lasciato il posto a marmellate artigianali, vino del territorio ed orcetti d’olio rigorosamente evo.

Si punta soprattutto sull’unicità che nasce dalla personalizzazione, per cui si opta per l’artigianalità anche nella scelta delle partecipazioni e degli inviti.

Sono letteralmente scomparse le foto in posa. Wedding cinema o wedding reportage sono il trend per la scelta delle immagini da conservare nell’album. Rigorosamente integrato dalla condivisione social delle foto scattate dagli amici.

Vincono il divertimento e la semplicità.

Cenerentola è stata archiviata a favore di altri miti più reali e meno regali. In buona sostanza meglio George Clooney e Amal Alamuddin dei Principi di Montecarlo.

Il divertimento contagia ovviamente tutte le scelte, per cui si rinuncia alla limousine, decisamente fuori luogo, per optare per la 500 Fiat originale o per il pulmino T2 della Wolkswagen.

Gli abiti per la festa sono acquistati con l’idea di poter essere riutilizzati in occasioni speciali.

Per questo si scelgono modelli facili da trasformare e riciclare. O si indossano abiti importanti con un dress code più elastico, abbinando le sneakers all’abito da sposa o allo smoking, così da ballare senza stancarsi.

Le più coraggiose sostituiscono il velo con il chiodo in pelle. Meglio l’abito corto o il lungo scivolato. Vanno benissimo i pizzi vintage. Le più romantiche non rinunciano al tulle. Assolutamente out gli abiti ingombranti ed invalidanti ai fini della corretta partecipazione alla festa. I capelli sono sciolti o al massimo raccolti in una coroncina floreale, il trucco è rigorosamente “nature”. Il bouquet realizzato con bacche ed erbe officinali.

Per gli uomini è valido lo stesso discorso. Il dress code scuro è temperato a favore di bretelle, papillon o cravatte a stampe optical.

Gli hipster hanno lasciato spazio agli Yuccies (Young Urban Creatives, giovani creativi urbani), ma la regola è sempre quella: osare, divertirsi e non aver paura di mostrarsi alternativi.

Il banchetto non è più la maratona alimentare di qualche anno fa ma è diventato un momento di degustazione di cibi particolari, serviti con estrema cura del dettaglio. Cucina gourmet, e rigorosa attenzione alle eventuali intolleranze alimentari.

La location? Possibilmente a contatto con la natura, immersa nel verde o in riva al mare.

Magari con annesso spazio per la celebrazione del rito civile. È importante sdrammatizzare e divertirsi. E godersi gli amici che magari sono andati “lontano” per lavoro e tornano per la gioia di condividere quel momento così speciale.

Cosa c’è di più bello di una birra con gli amici di una vita?

antonio marzano

grazie a Joseph D’Ingeo e Claudio Moccia per i contributi fotografici