Times_Square,_New_York_City_(HDR)

“Allora, visto che vai a NY”, mi ha detto un giorno la redazione, “cerca materiale sui matrimoni newyorkesi”. Ubbidiente come un soldatino ho impugnato una Michael Kors, ho indossato delle ballerine e mi sono mimetizzata fra le donne di New York. Ho fatto qualche giretto nella cattedrale di San Patrizio, mi sono intrufolata nei fastosi saloni del Plaza, due archetipi delle nozze nella Grande Mela, ma nessun abito bianco all’orizzonte. Solo strade inondate di gente. Un vero crogiuolo di razze, di etnie e di ristoranti: ogni angolo offre un assaggio del resto del mondo. Sposarsi a NY, ho pensato che possa essere come decidere di diventare diabetici in una pasticceria. Ero giunta alla conclusione che a NY non ci si sposi: del resto, al vertice della classifica di Forbes delle capitali per single, con i suoi 35.000 ristoranti, 734 musei è un luogo in cui c’è sempre tanto da fare. Ultimamente poi fioriscono Club, sempre più segreti, ospitati negli alberghi più belli della città a sottolineare ancor di più una vita sociale scandita da on line dating e speed date, il fastfood dell’Amore. La voglia di soddisfare ogni minima sfumatura del proprio ego è tanta e il tempo di studiare in profondità un altro individuo comincia ad apparire tempo sprecato. Oggi ti senti latina? Vai con il ristorante spagnolo, domani più asiatica? All’angolo c’è un ottimo giapponese e così danzando una sera sperimenti il cinese, il coreano, e sicuramente anche l’italiano (sempre di ristoranti parlo, eh?). La vita di coppia mi pare inutile o quantomeno ingombrante per un simile contesto. “L’articolo non s’ha da fare”, pensavo, mentre acchiappato un hot-dog mi appollaiavo sotto un chioschetto ai margini del lago di Central Park. Un posticino ameno dove macchiarmi di ketchup in serenità mentre un ragazzotto strimpellava alla chitarra alcune melodie. Infastidita da un sorcetto che mi attentava il pasto stavo andando via quando vedo lo strimpellatore alzarsi per cedere il posto ad un ufficiale dello Stato di NY, seguito a corteo da due signori in abito con al centro un ragazzo in un luminoso completo avorio e dietro di loro a passi incerti e commossi un’elegante anziana signora a braccetto ad un ragazzo in abito scuro con una rosa bianca sul bavero della giacca. In un attimo Manhattan s’è fatta silenziosa, sono svaniti il caos, i tombini fumanti e lo scintillio delle vetrine. Questa città così ostica e cialtrona dava l’opportunità a due anime, che altrove non avrebbero potuto farlo, di unirsi in un solo Sì. Sono scivolata via dal Ladies Pavilion (così ho scoperto chiamarsi il chioschetto) per restituire la giusta intimità a quel piccolo posto in quel Grande Giorno.
P.S. ecco un piccolo vademecum per celebrare il proprio matrimonio a NY:
• Presentare al City Clerk la Dichiarazione Giurata contenente dati anagrafici della coppia
• La D.G. servirà all’ottenimento della Licenza Matrimoniale che ha 60 gg di validità dal rilascio.
• Il giorno stesso della celebrazione delle nozze è possibile ottenere il Certificato di Matrimonio a cui va
allegata una sua Traduzione Professionale
• Certificato di Matrimonio e relativa traduzione vanno depositati al Consolato della Nazione di
appartenenza.
• Al rientro informate il Comune per snellire la pratica di convalida delle nozze, attraverso il Consolato sarà registrato anche in Italia in meno di 10 giorni.
Maria Lucia Dicorato